La Nuova Sardegna, 6 febbraio 2024

Giovanni Siotto Pintor: «Lo Stato deve fare la sua parte»

«L’isolamento della Sardegna dal resto dell’Italia non è certo un problema recente, ma non si può pensare di risolverlo solo per l’estate e sotto le feste. Serve una visione più ampia». Ne è convinto Giovanni Siotto Pintor, avvocato cagliaritano inserito nella lista che sostiene Lucia Chessa nel collegio di Cagliari.

Come interverrebbe sul sistema del trasporto aereo?

«Bisogna fare in modo che lo Stato italiano entri nell’ordine di idee che i collegamenti da e per la Sardegna sono una questione nazionale. Se l’Italia vuole continuare a considerarci territorio nazionale, non può non farsi carico della questione. Alla Sicilia vogliono fare un ponte, da noi non si può fare: allora facciano un ponte sul Tirreno fatto di collegamenti puntuali, efficienti e al giusto prezzo. C’è anche un altro problema».

Quale?

«Noi sardi siamo pochi e pesiamo poco a livello elettorale. Ma bisogna iniziare a farsi sentire e di certo la Regione non può continuare ad avere un ruolo passivo. Non servono promesse elettorali ma idee chiare, serve mettere mano al sistema e intervenire sulle tariffe. Parlo sia di aerei che di trasporto marittimo, perché i risvolti in ogni caso sono molteplici».

A cosa si riferisce?

«In particolare all’economia. La Sardegna ha necessità di espandere i propri orizzonti commerciali, abbiamo invece un problema di isolamento che si riflette in maniera pesante sull’economia locale. Quindi continuità significa fare in modo che venga garantito un servizio agevole non solo per chi viene a trovarci in estate o alle feste comandate, ma soprattutto per i sardi. La Corsica ha lo stesso gap di partenza che ha la Sardegna, solo che nel loro caso lo stato francese ha dato risposte migliori. Senza contare che la Corsica ha anche una sua flotta aerea».

Come affronterebbe il problema della moblità interna?

«È un tema che mi fa venire il sangue alla testa. Siamo l’unica regione che non ha un solo chilometro di autostrade, abbiamo quella che io chiamo la “Carlo infelice”, una strada pericolosa, piena di restringimenti, deviazioni e cantieri. Ci sono in atto interventi importanti e si vede: verso Serrenti sembra che stiano facendo l’Autostrada del Sole. Spendiamo milioni e milioni per una specie di autostrada di Penelope, che non è mai a posto e non è mai finita. Tutto il sistema va migliorato, così come serve investire sul movimento su ferro: la nostra rete ferroviaria è rimasta al far west. Senza collegamenti moderni, lo spopolamento delle zone interne non potrà essere ostacolato». (a.si.)

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Categorie: Interviste

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